Farina del nostro sacco: dal 1937 una storia di famiglia

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La storia dei cereali appassiona da sempre la famiglia Michieletto:
un documento originale della Serenissima, in tema di “frumenti”, conservato negli uffici dell’azienda. 

Anni Trenta del Novecento. Il Veneto è una regione profondamente agricola, costellata di piccoli centri rurali. Per ogni famiglia la sussistenza quotidiana dipende da pochi capi di bestiame e da modeste quantità di mais, portato nei molini di paese, per essere trasformato in farina da polenta: un servizio alla comunità, che a Pezzan d’Istrana (Treviso) è fornito da un piccolo Molino, situato nella barchessa di un’antica villa e, dal 1937, condotto da Vittorio Michieletto.
Nel dopoguerra l’attività è ereditata dai figli di Vittorio: Gino, Ottaviano e Leone seguono l’impronta paterna. I tempi, tuttavia, non sono ancora maturi per un radicale cambiamento: la polenta continua a essere l’incontrastata regina della tavola. Il Veneto, tuttavia, si sta velocemente avviando verso una nuova economia industriale e commerciale, e nei paesi comincia a spandersi un buon odore di pane fresco. Così, oltre all’impianto di molitura del mais da 2/3 quintali l’ora, al Molino Michieletto se ne affianca uno nuovo per la macinazione del grano tenero da 10 quintali l’ora.

Negli anni Settanta, ancora un passo decisivo: a compierlo è la terza generazione.
Angelo, figlio di Ottaviano, potenzia la produzione con un impianto da 20 quintali l’ora. Anche il paesaggio del Molino cambia: si fa più moderno, metallico, verticale, con nuovi silos e servizi annessi. Intanto Giancarlo, figlio di Leone, intraprende con successo l’attività di vendita.
I clienti, ormai, non sono più le famiglie del posto che conferiscono il mais. Sono panifici, pasticcerie, pizzerie di varie località del Veneto, da conquistare con la qualità di un proprio prodotto e con un’organizzazione affidabile.
Per dare manforte a un’attività in crescita, fa il suo ingresso in azienda Rosa, moglie di Angelo, che lascia un posto sicuro in un’industria di punta del Trevigiano, per portare al proprio Molino una solida esperienza amministrativa, con una vena commerciale.

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Lo storico sacco di cotone del Molino Michieletto per la farina tipo “0”, ricordo dei sacchi americani post-bellici, ai tempi del Piano Marshall. 

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Il pannello di controllo dell’impianto di macinazione, completamente automatizzato.

Le esigenze di una produzione sempre più su scala industriale, destinata a vari clienti del comparto agroalimentare, portano a un decisivo rinnovamento verso la metà degli anni Novanta, con un nuovo impianto di macinazione, completamente automatizzato, che garantisce una produttività di 50/60 quintali l’ora.
Col nuovo millennio entra in campo la quarta generazione della famiglia Michieletto: Andrea ad affiancare Angelo nel reparto produttivo; Silvia impegnata nella contabilità e nell’organizzazione delle vendite, in un mercato che ormai raggiunge le più lontane regioni d’Italia.
Con le solide radici della propria storia di famiglia, il Molino Michieletto procede oggi in due direzioni parallele, indicate da una stessa passione per la Qualità: da una parte proporre una linea di farine a marchio “Michieletto” per gli artigiani della panificazione e della pasticceria; dall’altra porsi al servizio dell’industria agrolimentare con standard sempre più elevati di stabilità, efficienza, sicurezza alimentare, grazie anche a cospicui investimenti e a un costante aggiornamento del metodo di lavoro, premiati dal recente conseguimento della certificazione IFS Food.